
Scrittura e musica
07/06/2017
Benefici della meditazione
10/06/2017Mente, psiche e cervello sono aspetti che riguardano la stessa funzione.
Il concetto di psiche nacque nell’antica Grecia, quando la parola “psiché” (ψυχή), “respiro”, assunse il significato di “anima”.
Per i greci Psiche era anche un personaggio mitologico: una giovane bellissima che fece innamorare il dio Eros e, dopo varie sventure, divenne a sua volta una dea. Una rappresentazione simbolica dell’amore umano.
Da tempi remoti quindi la parola psiche evoca l’interiorità e i sentimenti. Da tale concetto è nato il termine “Psicologia”, la scienza che studia la mente, le rappresentazioni cognitive e gli stati emotivi. Una disciplina che si affermò tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900.
Psiche e cervello
Con la Psicologia il termine “psiche” assume una connotazione scientifica: l’insieme dei processi mentali che definiscono la nostra personalità.
Questa impostazione avvicina la parola “psiche” all’idea di “mente”, che indica le funzioni superiori del cervello come la memoria e il ragionamento.
Il termine “psiche” aggiunge una componente dinamica al nostro cervello: fotografa il cambiamento, l’azione mentale, il vissuto interiore fatto anche di emozioni contrastanti che si alternano giorno per giorno, al di là delle funzioni stabili del cervello.
La scienza, da molto tempo, ci dice che la psiche e il cervello non sono affatto dimensioni separate.
Possiamo condizionare i processi cerebrali con la volontà. La nostra interiorità è in divenire, un cambiamento continuo che possiamo guidare almeno in buona parte.
La plasticità
Un punto fondamentale per capire il rapporto psiche-mente-cervello è il fatto che quest’ultimo ha una certa plasticità. Può cioè cambiare durante la vita, anche in età avanzata.
Il cervello funziona grazie agli impulsi elettrici che passano da un neurone all’altro, trasmettendo ad esempio i “comandi” per muovere un braccio o parlare, traducendo le percezioni degli organi di senso in immagini, odori, suoni.
I neuroni possono generare nuove connessioni tra loro, a seconda della vita che conduciamo. È quanto accade ad esempio quando impariamo a praticare uno sport o a suonare uno strumento.
L’allenamento attiva sempre più specifiche aree del cervello, ad esempio quelle responsabili dei movimenti manuali di precisione, che si “rafforzano” con nuove connessioni. Diventano così sempre più efficienti.
Allo stesso modo, smettere di allenare determinate abilità porta a un peggioramento delle stesse: sarà capitato a tanti di tornare a praticare uno sport dopo molto tempo, con risultati non esaltanti, questo avviene perché alcune connessioni tra neuroni, “sottoutilizzate”, sono andare perse o risultano indebolite.
Un aspetto molto interessante emerso dalla ricerca riguarda proprio questa “plasticità” del nostro cervello.
Non cambiano solo le aree del movimento o dei sensi. Anche le funzioni che associamo alla psiche, ad esempio la motivazione e la gestione delle emozioni, possono essere potenziate (o depotenziate) dalla vita che conduciamo.
Un cervello adattivo
L’amigdala è un’area cerebrale che, tra le sue funzioni, induce anche la sensazione di paura. Sembra che la nostra reattività agli stimoli allarmanti, il grado di agitazione, spavento o autocontrollo dipendano anche dall’esperienza.
In parole povere, possiamo abituarci ad avere reazioni più o meno forti nelle situazioni stressanti. Come controllare questo processo? Studi interessanti hanno riscontrato effetti positivi della meditazione.
Ad esempio le ricerche del prof. Richard Davidson hanno osservato che negli esperti meditatori un improvviso rumore attivava meno l’amigdala (e provocava quindi una minore agitazione). La loro mente sembrava abituata a mantenere la calma.
Anche il respiro può essere uno strumento potente per domare lo stress: respirare profondamente e lentamente in un momento di tensione favorisce il ritorno all’equilibrio.
Alcuni ricercatori hanno individuato le aree cerebrali coinvolte nei processi di motivazione e di autocontrollo.
Questo significa che anche tali capacità del nostro cervello possono essere allenate: quando ci “tratteniamo” dal fare qualcosa, ad esempio, sembra che si attivi la corteccia fronto-mediana dorsale.
Pensiamo a qualcuno che sta smettendo di fumare: ogni volta che reprime l’impulso di prendere una sigaretta, attiva quest’area che, nel tempo, può rafforzare le sue connessioni. Così, diviene sempre più facile controllarsi.
La motivazione sembra invece il risultato dell’azione di diverse aree cerebrali che integrano ricordi, informazioni sull’orientamento spaziale e sensazioni di ricompensa.
In questo caso, possiamo dire che associando ripetutamente un obiettivo (ad esempio fare più attività fisica, con le relative azioni) a un’idea di gratificazione (“Il mio fisico e la mia salute miglioreranno”), anziché a sensazioni di disagio, ci sentiremo sempre più motivati.
Particolarmente interessante è l’empatia, la capacità di “mettersi nei panni degli altri” capendone stati d’animo e punti di vista. Anche tale facoltà sembra dipendere da specifiche aree. Questo significa che possiamo diventare più empatici, “addestrando” la mente a capire gli altri.
Un training efficace può arrivare anche dalla lettura. Lo ipotizza lo psicologo Keith Oathley, che ha condotto studi riscontrando particolari capacità empatiche nei lettori abituali. Secondo la sua teoria, leggere agisce come una vera palestra mentale dell’empatia: immaginando stati d’animo e pensieri dei personaggi immaginari, ci alleniamo anche a comprendere meglio le persone.
Come abbiamo visto, la scienza ci spiega che la mente non è qualcosa di rigido e immutabile. Lo stile di vita che conduciamo e la nostra interiorità possono portarci a sviluppare o affinare determinate capacità. Un potenziale da esplorare ogni giorno, per avvicinarci alla persona che vorremmo diventare.
Allenare il cervello
La nostra memoria e, di conseguenza l’agilità e la freschezza mentali possono essere sviluppate attraverso esercizi che coinvolgono vari campi della capacità cognitiva.
La capacità di attenzione può migliorare sensibilmente grazie a semplici esercizi come la lettura di riviste o di libri. In particolare, risultano molto utili al rafforzamento dell’attenzione visiva gli esercizi mentali che richiedono di unire diversi puntini numerati per formare un’immagine, trovare parole inserite fra tante lettere, trovare particolari mancanti o differenze tra due immagini.
Altre buone abitudini di cui la soglia di attenzione può beneficiare sono l’ascoltare le parole delle canzoni o seguire un solo strumento del brano senza distrarsi; contare quante volte vengono citati nomi propri durante un programma televisivo o nel testo di un articolo di giornale, libro, rivista.
Anche gli scioglilingua, in particolare per le persone che tendono a distrarsi o a dimenticare oggetti o attività da svolgere possono essere utili per aumentare le potenzialità della memoria.
Un altro aspetto su cui si può lavorare per allenare la propria mente è la propria capacità lessicale. A questo proposito, il miglior esercizio possibile è la conversazione.
Il dialogo, infatti, costringe a convertire il proprio pensiero in un linguaggio comprensibile agli altri, mentre la ricchezza di punti vista ed esperienze obbliga a selezionare parole più specifiche e adatte alla comprensione dell’interlocutore.
Di pari importanza è la lettura, utile ad attivare il lessico mentale. Sono, infine, consigliati giochi da tavolo in cui bisogna indovinare parole, definizioni o, ancora, le parole crociate.
Per la capacità cognitiva e la memoria vale più che mai il detto latino “mens sana in corpore sano”: oltre alla ginnastica mentale, infatti, uno stile di vita sano è l’ingrediente fondamentale per prevenire l’invecchiamento precoce della nostra mente.
Un aspetto cruciale, ad esempio, è la qualità del sonno che può contribuire a migliorare la concentrazione e le capacità di problem solving.
Non vanno trascurati nemmeno i benefici di una buona alimentazione. Una ricerca del 2017 ha suggerito che la dieta mediterranea rallenterebbe il declino cognitivo, mentre uno studio più recente, pubblicato lo scorso novembre, ha evidenziato come un giusto mix di carboidrati e proteine renderebbe il cervello più longevo.
Se vuoi rimanere aggiornato seguimi sulla mia pagina Facebook.
6 Comments
Molto interessante. Stò riflettendo su questo tema e sono arrivato a pensare tre ipotesi, che elenco dalla meno alla più probabile :
1) La mente è il sistema operativo del cervello. La mente attiva l’intelligenza del cervello e le altre facoltà fisiche del corpo per rispondere alle
richieste dell’operatore, che è il cuore cosciente. La mente serve come motore di ricerca della memoria, per elaborare le informazioni e
le emozioni e per gestire le operazioni abituali con minima partecipazione del pensiero cosciente.
2) La mente è la parte cosciente dell’emisfero sinistro del cervello, mentre il cuore creativo affettivo è la parte cosciente dell’emisfero destro del cervello. La persona interiore è il cuore della personalità, che equivale alla parte cosciente di entrambi gli emisferi.
3) La mente e il cuore della personalità sono due espressioni per identificare e intendere la stessa parte della persona, quella cosciente.
È la stessa entità dal punto di vista di chi parla o scrive.
Con la parola mente intendiamo le cellule dedicate alle attività coscienti, invece la parola cuore identifica il valore e l’identità del pensiero,
dell’amore e della volontà. La mente si può considerare il coordinamento delle facoltà e l’elaborazione delle conoscenze, dei ricordi e delle
emozioni. Il cuore della personalità è apprezzabile come il centro delle facoltà di percezione e di gradimento, la consapevolezza e il pensiero
cosciente quale sorgente di amore per la giustizia, amore affettivo, volontà e altri motivi. Praticamente la persona interiore è il cuore della
personalità, che equivale alla mente.
NON volevo pubblicare nel sito, era solo un complimento alla scrittrice
e una domanda : se le ipotesi, che ho scritto, ma non vale la pena pubblicare,
potrebbero essere probabili.
Grazie.
Ringrazio per il complimento, molto gradito, e le rispondo nella sua prima parte
Corretti i punti 1 e 2 del suo commento, per il terzo punto farei una distinzione diversa:
il cuore è il simbolo dei sentimenti e delle passioni ad esso ci si riferisce in queste occasioni, mentre per contrapposizione la mente potrebbe essere la parte razionale ma in realtà non è tutto qui, la mente e la psiche rappresentano la personalità sia in tutti i suoi aspetti coscienti, subcosciente e facenti parte dell’inconscio di cui la persona non ha comprensione diretta, ma che agisce comunque attraverso il nostro comportamento, il modo di esprimerci e sopratutto i lapsus, che piacevano tanto a Freud, e che corrispondono a degli errori che celano delle verità inconsapevoli.
La persona si può definire come la perfetta commistione tra mente e cuore, tra razionale ed irrazionale, tra logica e passionalità, tutte riconducibili alla psiche che ha sede nel cervello e nella memoria delle emozione e degli eventi.
Siamo abituati a citare il cuore per gli aspetti sentimentali, ma è in realtà solo una pompa che può aumentare il ritmo quando siamo a disagio o abbiamo paura, quindi reagisce a degli stimoli che derivano dal cervello, così come siamo soliti dire che le sensazioni sono di pancia, ma sono sempre un prodotto della nostra mente.
La mente domina ogni nostra percezione e sensazione e riposta.
Che ne dice caro Flavio? ci si trova?
Gent.issima D.ssa Marilena,
La ringrazio per la sua risposta. Sono d’accordo con alcune sue considerazioni e con la concezione unitaria.
Secondo mè, la parola cuore identifica il centro o la parte vitale.
Esiste il cuore della funzione cardiaca, il quale ha il compito di pompare il sangue, come Lei afferma correttamente.
Ma il cuore della personalità o il cuore delle facoltà è un’altra cosa.
Come Lei spiega, il cervello è costituito da 100 miliardi di neuroni : ogni gruppo di queste cellule sono dedicate
a una funzione o facoltà o più di una. Perfino lo scopo di un’operazione può attivare determinate cellule oppure altre.
Noi non siamo consapevoli di tutto ciò che fa il cervello.
Ecco la differenza fra le funzioni, che sono eseguite senza la nostra partecipazione cosciente
e le facoltà, le quali scegliamo noi di praticarle o meno.
Così potremmo considerare il cervello organizzato in 4 equipe di cellule o neuroni :
1) LA GESTIONE FISIOLOGICA (operano senza che noi ci rendiamo conto di cosa stanno facendo.
Di queste funzioni fanno parte l’istinto e la funzione inconscia o subconscia)
2) IL COORDINAMENTO OPERATIVO (le cellule che attivano le facoltà fisiche e intellettive per elaborare e soddisfare i pensieri coscienti e
l’intelligenza istintiva, che ci fa parlare e operare con minima partecipazione del pensiero cosciente)
3) LA MENTE (equipe di cellule dedicata alle attività coscienti, che comprende a sua volta, più insiemi di cellule)
4) IL CUORE DELLE FACOLTA’ (le cellule del cervello che si attivano per fare e per gustare le cose che amiamo o che ci appassionano).
Naturalmente per la stessa attività si possano attivare più gruppi e più equipe di cellule, per esempio sia la mente, sia il cuore delle facoltà.
Il cuore della personalità potrebbe essere costituito da due equipe di cellule del cervello (la mente e il cuore delle facoltà) e lo spirito o energia motivante (l’amore della giustizia, l’amore affettivo, la volontà e gli altri motivi).
Mi trovo abbastanza d’accordo con Antonio Damasio, neuroscienziato portoghese, che sostiene che le emozioni sono alla base del buon funzionamento della mente: se l’uomo perde la capacità emozionale non è in grado di essere ragionevole.
Mette in evidenza l’azione reciproca del corpo e del cervello, che costituiscono un organismo unico e indissociabile.
Pertanto la ragione non potrebbe funzionare correttamente senza le emozioni.
Concludo con alcune mie descrizioni concise :
Per fare ogni cosa occorrono due cose : la facoltà e la volontà.
La mente è la facoltà, lo spirito è la volontà. E il cuore ? è la facoltà attivata dalla volontà. È la mente motivata dallo spirito.
Come la sapienza è la capacità di praticare la conoscenza, si potrebbe paragonare la mente alla conoscenza e il cuore alla sapienza.
La ragione è la sapienza che applica la coscienza della giustizia.
Il cuore è il pensiero o la ragione motivata dall’ amore altruistico e affettivo.
Il cuore che ragiona è l’artista della persona !
BUONA GIORNATA !
Flavio
GRazie Flavio delle sue precisazioni, che spero verranno lette da tutti coloro che passano da queste parti.
A presto
Marilena