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15/11/2018Dopo aver parlato delle illusioni come percezioni del nostro corpo che vanno oltre i 5 sensi così come tutti li conosciamo e delle varie distinzioni di esse ed i relativi significati psicologici e patologici ora vorrei parlare della correlazione che esiste tra illusione e comportamento di fatto che la nostra mente riesce a controllare e quindi a direzionare.
Un recente studio condotto presso il reparto di Neurofisiologia Umana del Dipartimento di Scienze della Salute della Statale di Roma, sotto la supervisione della professoressa Paola Borroni, i ricercatori hanno usato la stimolazione magnetica transcranica (TMS), metodica correntemente usata nello studio dell’attività funzionale della corteccia cerebrale. [1]
Con tal metodo è stata individuata la correlazione tra la percezione illusoria ed il controllo del movimento.
La consapevolezza corporea, cioè la conoscenza e comprensione del nostro corpo e delle risposte che esso da a determinati stimoli, interni o provenienti dall’ambiente esteriore è quel senso immediato di possesso del proprio corpo e di tutte le parti che lo compongono, che non ci pone dubbi di sorta, tranne quando questa consapevolezza viene scardinata da specifiche lesioni cerebrali, che portano alcuni pazienti, ad esempio, a convincersi che un braccio o una gamba non siano loro, ma di qualcun altro.
Cos’è la consapevolezza corporea
Tale fenomeno che possono sperimentare tutti, attraverso una manipolazione chiamata “illusione della mano di gomma” detto anche Sindrome dell’arto fantasma, in cui i ricercatori stimolano una mano del soggetto nascosta alla vista contemporaneamente alla stimolazione di una mano di gomma visibile.
Di seguito un’immagine di come si svolge l’esperimento.
Come possiamo vedere la persona appoggia entrambe le braccia sul tavolo, ma un braccio viene celato dalla visuale degli occhi in modo tale da non essere visibile dal senso della vista, quindi decodificato dalla mente come esistente, e viene affiancato da una mano finta, che per il cervello diventa l’arto che sostituisce quello nascosto.
Se l’operatore punge la mano finta, essendo essa l’estensione che la nostra mente riconduce al nostro arto vero, quello nascosto, si avrà la sensazione di essere punti nella mano celata nonostante ciò non avvenga nella realtà.
Questa condizione è una ipotesi molto semplice di come la percezione influisca sulle sensazioni interne e sul comportamento, perché la prima reazione inconsapevole ed immediata del soggetto è quella di ritrarre l’arto come se fosse stato realmente punto.
Dunque ciò che vede la nostra mente determina anche una risposta del nostro cervello quindi anche una reazione a comando del nostro corpo, anche se tutto ciò appartiene all’illusione.
L’illusione della nostra mente
Questo esperimento dimostra come la percezione della nostra mente, che sia reale o suggestiva, faccia dipendere una determinata reazione o comportamento al di fuori del nostro controllo logico e razionale.
Con questa tecnica, molte persone provano la sensazione che la percezione non provenga più dalla mano reale ma dall’arto di gomma, integrando temporaneamente nel “sé personale” l’oggetto inerte fino ad escludere completamente la propria mano, che resta in una sorta di “abbandono”.
Studiando con TMS l’area corticale alla base del controllo dei movimenti della mano, i ricercatori hanno scoperto che quando una persona percepisce illusoriamente la mano finta come propria, lo stato di eccitabilità di quest’area diminuisce: in altri termini, sembra che la mano reale venga “abbandonata” non soltanto nel dominio della sensazione, ma anche nel dominio motorio.
“Questo risultato – spiega Francesco della Gatta della Statale, primo autore dello studio – è molto interessante perché suggerisce che un fenomeno molto complesso ed astratto come un’illusione che riguardi un segmento corporeo può riflettersi su uno stato fisiologico molto concreto come il controllo motorio dello stesso segmento corporeo: ciò contribuisce alla comprensione teorica di un aspetto molto complesso dell’esperienza umana, cioè l’essere coscienti di possedere un corpo.
Anche una sensazione così radicata nella nostra autocoscienza come il fatto che il nostro corpo è uno e sempre lo stesso non ha, in realtà, una struttura unitaria e indivisibile, ma è il risultato di interazioni sensori-motorie complesse e intrinsecamente legate alla funzionalità composita dei sistemi di rappresentazione corporea”.[2]
Questo significa che quando un individuo percepisce illusoriamente una mano finta come parte del proprio corpo, lo stato di eccitabilità dell’area corticale della mano reale diminuisce.
Le alterazioni della percezione ad opera della mente
Se lo sono chiesti Francesco della Gatta, dottorando della scuola in “Philosophy and Human Sciences” dell’Università degli Studi di Milano, Francesca Garbarini, ricercatrice del dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Torino, e i loro collaboratori che hanno portato a termine uno studio pubblicato su eLife partendo da una manipolazione sperimentale chiamata “illusione della mano di gomma” in grado di produrre temporaneamente in persone sane un fenomeno simile alle alterazioni di percezione della propria consapevolezza corporea.
Guardare una mano di gomma che viene toccata contemporaneamente alla propria mano nascosta alla vista, genera in molte persone l’illusione sensoriale che il tocco sentito (sulla propria mano) provenga dalla mano di gomma; ciò crea la sensazione che la mano artificiale sia diventata parte del proprio corpo, mentre la vera mano viene lasciata in uno stato di “abbandono”, come se venisse esclusa dalla propria esperienza per lasciare il suo posto a quella “nuova”.
Ciò che i ricercatori hanno scoperto è che quando un individuo percepisce illusoriamente la mano finta come parte del proprio corpo, lo stato di eccitabilità dell’area corticale della mano reale diminuisce, cioè quest’area è temporaneamente meno pronta ad attivarne i muscoli.
Questa osservazione conferma l’ipotesi secondo cui la mano temporaneamente “abbandonata”, che non appartiene più al proprio corpo perché sostituita da quella di gomma dal punto di vista sensoriale, non appartiene più al corpo anche dal punto di vista motorio.
Questo esperimento dimostra che la nostra mente è consapevole di avere un corpo e di poter percepire sensazioni anche da tutte le estensioni, e lo sente come un complesso unico di parti con diverse funzionalità ma pur sempre una cosa unitaria, a se stente, indivisibile.
Da tale consapevolezza deriva quello che in medicina viene definito la sensazione dell’arto fantasma.
Chi per malattia o eventi sinistri si è visto privare di uno degli altri può avere, successivamente all’amputazione la sensazione di avere ancora l’arto, di percepire dolore, formicolio, calore da esso anche se in realtà l’ha perso.
Questo perché il corpo come detto è sentito come un insieme unico, completo, inseparabile ed indivisibile.
Arrivare alla convinzione di aver perso una parte di sé spesso richiede un percorso di consapevolezza pari all’elaborazione della perdita e del lutto.
[1] Tratto dal sito: http://www.unimi.it/lastatalenews/neuroscienze-individuata-correlazione-percezione-illusoria-controllo-movimento
[2] Sempre dallo stesso sito.
2 Comments
domanda : il riflesso psico-galvanico evocato dallo stimolo tattile sulla protesi, una volta creata la “”convinzione”che questa appartenga al proprio corpo , è simile o dissimile da quello evocato dallo stesso stimolo sull’arto abbandonato o sull’altro lato ?
E’ assolutamente simile, per questo lo chiamano “arto fantasma” perché da tutte le sensazioni che darebbe un vero arto ancora collegato al sistema nervoso.
Marilena