
Animali e umani
17/08/2016Chiedere aiuto quando se ne ha bisogno è molto importante.
Sembra una banalità ma la maggior parte delle persone, anche se ha delle difficoltà, è sempre molto restia a chiedere il supporto degli altri, spesso per dei sentimenti di vergogna nella falsa convinzione che gli altri non abbiano mai dei momenti critici.
Chiedere è sacro
Fin da piccoli ci insegnano ad essere autonomi ed indipendenti, a non chiedere aiuto e ad arrangiarci da soli, ma questo non deve valere sempre, ci sono situazioni in cui la richiesta di aiuto deve essere doverosa.
L’indipendenza è una grande cosa, ma prima o poi arriva per tutti il momento in cui ha la necessità di chiedere il sostegno di chi ci sta vicino, in quel momento è importante non solo capire di doverlo fare ma anche che farlo non deve essere motivo di vergogna o un segno di debolezza.
Riconoscere la propria difficoltà è un sentimento di capacità, completezza e soprattutto di forza e di coraggio.
Nel momento stesso in cui riconosciamo la nostra difficoltà ci diamo importanza, ci diamo considerazione e sappiamo anche valutare il fatto che da soli forse non saremo in grado di ottenere ciò di cui abbiamo bisogno.
Chiedere aiuto è quindi un segno di forza.
Siamo abbastanza forti da capire che da soli non ce la possiamo fare e siamo abbastanza forti da voler dare fiducia al nostro prossimo e consentirgli di accedere alla nostra vita perché ci sia vicino nei momenti di difficoltà o di necessità.
In quel momento non siamo affatto dei deboli, anzi, tutt’altro.
Quando è difficile
Chiedere aiuto ad un’altra persona è una delle circostanze più difficili da realizzare. Spesso ci si arriva quando sono passati anni di apatia, angoscia o dolore, talvolta anche gli anni di una vita, spesa ad aspettare qualche barlume che non sempre arrivava!
Decidere di chiedere un aiuto psicologico diventa la possibilità di dare una svolta, per cercare di risolvere uno stato di sofferenza, ma talvolta si accompagna ad altri vissuti, pensieri, motivazioni che possono rendere difficile proprio il raggiungere quel che ci serve, così come il farsi aiutare.
Ad esempio può significare ammettere di non esserci riusciti da soli, quindi il dover fare i conti col vissuto di fallimento, con la paura di essere senza speranze, col bisogno di fidarsi di qualcuno che potrebbe anche tradirci.
E’ anche un po’ come tornare al tempo in cui, da bambini, si chiedeva aiuto ai genitori, e non tutti hanno un buon rapporto con la propria infanzia.
Talvolta la domanda si accompagna a strani “collegamenti”, profondamente emozionali, che all’inizio non sono per niente chiari e che fanno perdere molto tempo rispetto al trovare il luogo giusto della cura.
Quando il sintomo è nel corpo che soffre, si pensa che il problema sia medico – organico; se il problema è a scuola si ritiene di dover coinvolgere un insegnante; se la preoccupazione riguarda il numero di incidenti stradali si tagliano le piante, si aumentano i controlli della polizia…ecc.
Se da un lato il rischio è di sottovalutare il peso della sofferenza fisica, evitando le giuste cure, altre volte il rischio è di sottovalutare la componente di dolore psicologico, il dramma individuale, lasciandolo così lievitare inascoltato.
Solo un ‘analisi complessiva potrà aiutare a trovare soluzioni pratiche ed incisive. Altre persone hanno problemi psicologici e non ne sono abbastanza consapevoli.
Spesso succede di accorgersi che qualcuno a noi vicino sta male e ci chiediamo che fare, senza sapere bene qual è la scelta giusta in momenti così!Purtroppo c’è anche molta disinformazione sulle possibilità di cura.
Altre volte sono i pregiudizi o la cattiva informazione che blocca, come quando si attribuisce l’ origine del dolore a difetti genetici rendendolo non risolvibile.
E ancora, per altri è troppo doloroso ammettere a sé o agli altri di dover ricorrere all’aiuto di un altro; per altri il timore è di non reggere il peso di una conoscenza inutilmente dolorosa se non si può fare nulla per cambiare.
Eppure cambiare o chiedere aiuto è più semplice di quel che si pensi: basta chiedere.
L’importanza di chiedere aiuto
Tutti noi possiamo avere dei momenti di difficoltà, dei momenti in cui ci sentiamo soli, dei momenti in cui il sostegno dell’altro è essenziale; siamo esseri sociali, siamo nati per vivere in mezzo agli altri e per aver bisogno di loro.
Nello stesso modo in cui noi siamo generosi e disponibili verso gli altri è giusto che anche questi ultimi lo siano con noi. L’interscambio sociale è efficiente quando tutti hanno la possibilità di dare e tutti allo stesso modo di ricevere.
Se così non fosse vivremmo in una società del tutto squilibrata, mettiamoci dunque nelle condizioni di ricevere a volte, non solo di dare.
Percepire il bisogno di aiuto non è una sconfitta, ma è capire con razionalità che l’aiuto che richiediamo è un nostro diritto e che chi sta intorno a noi è tenuto a darcelo.
Uno scambio equilibrato dove noi riconosciamo la nostra difficoltà, vediamo la possibilità di superarla e la voglia di arrivarci veramente.
Non c’è bisogno di grandi gesti plateali, l’altro può accorrere in nostro aiuto anche solo prestandoci attenzione o ascoltandoci, ma siamo noi che gli dobbiamo concedere tale possibilità, diversamente non potrebbe sostenerci in alcun modo.
Oltre a riconoscere la necessità degli altri è molto importante anche capire a chi dobbiamo chiedere aiuto.
Non tutti lo possono fare per ogni cosa e non tutti lo faranno nello stesso modo, quindi siamo noi a dover operare tale selezione.
Dobbiamo innanzitutto capire la natura del nostro bisogno e di cosa potrebbe esserci utile per compensarlo.
La prima valutazione spetta sempre a noi, inevitabilmente.
In base alla nostra necessità del momento dobbiamo capire chi è l’amico, conoscente, il familiare o il terzo professionista più adatto nel sostenerci e capire anche come formulare la richiesta del nostro aiuto.
Fare tante richieste un po’ a chiunque vanificherebbe il risultato.
Tanto spreco di tempo e di energie ci porterebbe a perdere tempo rimanendo inconcludenti, non solo ci priva anche di quel slancio iniziale che ci ha spronato perchè il rifiuto degli altri lascia dentro di noi un senso di vuoto e di fallimento.
È vero che gli altri ci devono essere per noi, ma questo non vuol dire sempre e per qualunque cosa, impariamo quindi ad essere più responsabili e mirati, ne va il risultato finale.
A chi chiedere aiuto
Per valutare il miglior candidato dobbiamo tener conto non solo di come siano stati i nostri rapporti con lui, nel passato e nel presente, ma anche come questa persona si è comportata con gli altri.
Le persone egoiste, disinteressate e menefreghiste lo sono con tutti e non cambieranno certo perché siete voi a chiedergli di farlo.
Le persone non empatiche e non sensibili hanno una personale incapacità nel non concedersi, percepiranno la vostra richiesta come una vera e propria pretesa, giustificando in tal modo il loro rifiuto.
Questo rifiuto vi farà sentire in colpa, vi farà sentire delle persone sbagliate, ma non è così, non dovete giudicarvi negativamente solo perché avete avuto il coraggio di chiedere.
Infine, non dimenticate che se oggi riceverete aiuto o supporto dagli altri metterete in condizione anche questo altro di potersi rivolgere a voi per il futuro.
In tal modo avrete creato una reale e concreta catena di supporto sociale, una rete relazionale affidabile e certa a cui voi avete contribuito, chiedendo e a volte dando.
Ma tutto questo non si sarebbe realizzato senza la vostra doverosa, legittima richiesta di aiuto.
Sappiate allora selezionare le persone giuste a cui rivolgersi, che siano persone affidabili e disponibili nel senso che vi occorre e che siano persone che effettivamente sono nella disponibilità di farlo.
Se è l’aiuto di un professionista che cercate non abbiate timore, siamo professionisti ma anche persone, conosciamo il significato dell’ascolto e della comprensione, del riserbo sulle questioni e garantiamo assoluta riservatezza.
Meglio allora chiedere una volta di più che di meno, della prima non ci pentiremo mai!
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2 Comments
Molte volte diventa difficile cambiare. Il comodo prende il sopravvento e la vita finisce. Faccio un lavoro che non mi piace,eppure mi sono laureato e ho preso un master,ma ora non riesco a cambiare. Uff
Credo caro Pietro che sia arrivato il momento di essere felici ed appassionati del proprio studio e del proprio lavoro.
Lavoriamo la maggior parte della nostra vita e se non è il lavoro che fa per noi la nostra intera esistenza diventa una continua insoddisfazione che poi si ripercuote su tutto il resto inevitabilmente.
Se vuole il mio aiuto mi contatti, sarà per me un piacere aiutarla ad uscire dal suo bozzolo dorato.
Marilena