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03/11/2016La Sindrome da Alienazione Genitoriale è causata dall’odio di un genitore verso l’altro.
La sindrome, chiamata anche con l’acronimo PAS, si verifica quando un genitore (definito genitore alienante) con atteggiamenti ed espressioni ripetute, cerca di far di tutto per distruggere l’immagine ed il ruolo dell’altro, lo denigra, lo destabilizza, aliena il suo ruolo genitoriale, lo mina, limitando la funzione genitoriale del coniuge o compagno (genitore alienato).
Il rancore, l’odio e la rabbia nei confronti del partner, spesso dopo una separazione, trova sfogo nelle azioni manipolatorie, attraverso la creazione di un odio anche nel figlio o nei figli, in modo tale da allearseli contro l’altro genitore.
L’alienazione del genitore
In tale sindrome i figli sono lo strumento, il mezzo, per creare odio verso l’altro genitore e sono pienamente coinvolti nelle dinamiche disturbate e fuorvianti del genitore alienante e gli fanno da barriera. Poco importa quanti anni hanno questi figli, perchè spesso sono i più piccoli ad essere strumentalizzati.
Si tratta di una guerra quotidiana, ma costante, portata avanti per anni, il più delle volte incominciata anche prima della separazione, diretta a distruggere la figura, la considerazione ed il rispetto dell’altro coniuge, in modo da creare un allontanamento concreto dei figli verso il genitore alienato e vittima.
Nella maggior parte dei casi il rancore ed il discredito provato dall’adulto corrispondono anche al giudizio dei figli ormai vittime manipolate.
Solitamente i figli sono poi costretti a non volere più la presenza o la vicinanza del genitore alienato, ma non perchè odiano veramente il genitore, è che la manipolazione ha origini talmente profonde che non possono fare diversamente.
La serenità familiare è a tal punto compromessa che i figli sono costretti all’odio, anche se vivono col genitore alienante per la loro serenità e tranquillità sono costretti ad assumersi l’onere di odiare il genitore lontano.
Tale atteggiamento di alienazione è tipico delle separazioni matrimoniali controverse, mal vissute e mal gestite, dove un genitore si crea nei figli un sostegno non solo morale ma anche concreto, fatto di azioni e reazioni.
Il figlio, per sopravvivere alla sua nuova condizione familiare, si costruisce un’immagine negativa del genitore perché subisce un imprinting formativo di tale portata da non poter far diversamente.
Le ragioni degli adulti non dovrebbero mai coinvolgere i figli, i motivi delle separazioni non dovrebbero costringere i bambini ad allearsi con un genitore o l’altro o preferire forzatamente uno dei due.
Indizi dell’alienazione
Negli anni ottanta lo psichiatra forense Richard Alan Gardner coniò il termine “PAS o Parental Alienation Syndrome, nota come sindrome da alienazione parentale o genitoriale.
Nello specifico Gardner definisce la sindrome come lieve, moderata o grave, in quanto è: “una forma di abuso emotivo, che si pone all’inizio di una cascata di eventi psichici, che ha solo l’origine nel trauma dell’esposizione continuata dei figli al genitore indottrinante, il quale gli trasmette un vissuto di minaccia incombente per l’avvicinarsi dell’altro genitore, nonché il suo odio patologico”. (Gardner, 1998)
Gardner individua otto criteri, otto indizi, per individuare la presenza dell’Alienazione Parentale e poterla diagnosticare:
- Campagna di denigrazione: mancanza di rispetto da parte del bambino verso il genitore alienato, comportamento spesso favorito dal genitore “pericoloso”, ossia quello alienante.
- Razionalizzazioni deboli, superficiali e assurde per giustificare il biasimo: il bambino utilizza giustificazioni deboli, spesso suggerite dal genitore alienante, per motivare il rifiuto a frequentare il genitore alienato.
- Mancanza di ambivalenza: il minore idealizza completamente un genitore e svaluta interamente l’altro senza vie di mezzo.
- Il fenomeno del “pensatore indipendente”: il bambino dichiara che le sue affermazioni sono il frutto del suo pensiero personale, non riferisce in alcun modo quello che ascolta dal genitore alienante in quanto non riconosce l’esistenza del condizionamento.
- Appoggio automatico al genitore alienante nel conflitto genitoriale: il minore appoggia in maniera del tutto incondizionata le azioni, i giudizi e i pensieri del genitore alienante.
- Assenza di senso di colpa per la crudeltà e l’insensibilità verso il genitore alienato: il figlio risulta “freddo” nei confronti del genitore rifiutato e non prova dispiacere.
- Utilizzo di scenari presi a prestito: il bambino userà un vocabolario non corrispondente al suo sviluppo cognitivo perchè suggerito dal genitore alienante.
- Estensione dell’ostilità alla famiglia allargata e agli amici del genitore alienato: il minore inizierà a dimostrare ostilità e rifiuto anche con la famiglia, i parenti e amici del genitore alienato, allargando l’alienazione a tutto il grado della parentela e della sfera sociale del genitore odiato.
A queste variabili Gardner aggiunge altri quattro fattori che permettono di individuare, in maniera specifica l’alienazione, “l’alleanza distorta” che intercorre tra il minore e i due genitori: le difficoltà del minore nel periodo di transizione da un genitore all’altro; il comportamento del minore durante la permanenza a casa del genitore alienato; il legame del minore con il genitore alienante; il legame del minore con il genitore alienato prima della separazione (alienazione).
Figli dell’alienazione
Di tali situazioni a portarne le spese sono proprio i figli, loro crescono nell’odio ed imparano ad odiare una persona che in realtà vorrebbero amare, nulla di più destabilizzante.
Il bambino è dunque costretto ad andare contro il desiderio di essere amato ed accudito da tutti e due i genitori, dovendo far una scelta che non può che lasciare delle tracce devastanti non solo per la privazione ma anche per il senso di colpa per la guerra ed il discredito attuato.
Gardner l’ha definita come il “disturbo che insorge quasi esclusivamente nel contesto delle controversie per la custodia dei figli. In questo disturbo, un genitore (alienatore) attiva un programma di denigrazione contro l’altro genitore (genitore alienato).
Tuttavia, questa non è una semplice questione di “lavaggio del cervello” o “programmazione”, poiché il bambino fornisce il suo personale contributo alla campagna di denigrazione. È proprio questa combinazione di fattori che legittima una diagnosi di PAS. In presenza di reali abusi o trascuratezza, la diagnosi di PAS non è applicabile»
Secondo Gardner, e la moderna psicologia, l’alienazione è il prodotto di una “programmazione” mentale dei figli da parte del genitore patologico: un lavaggio del cervello che porta i figli a perdere il contatto con la realtà degli affetti, e ad esibire astio e disprezzo ingiustificato e continuo verso l’altro genitore.
La “programmazione” arriva a distruggere la relazione fra figli e genitore alienato: nei casi gravi i bambini arrivano a rifiutare qualunque contatto, anche solamente telefonico, con il genitore alienato.
I bambini più facilmente condizionabili e plasmabili sono i figli unici o comunque privi di altre figure importanti capaci di stemperare le tensioni e disperdere le negatività dell’alienazione, ragazzi con scarsa autonomia e autostima; il bimbo è poco condizionabile fino ai 2 anni, poi la sua plasmabilità aumenta fino ai 7-8 anni per rimanere stazionaria fino ai 15.
Tale abuso, perché di questo si tratta, è stato recentemente riconosciuto e dichiarato punibile penalmente dalla giurisprudenza della Suprema Corte della Cassazione, che con una sentenza la n. 26810/2011, ha statuito che “integra reato il comportamento del coniuge affidatario che strumentalizza il rifiuto del bambino di vedere l’altro genitore, non favorendo le visite stabilite dal giudice.”
Il caso riguardava una denuncia nei confronti di una madre per mancata esecuzione delle prescrizioni imposte dal Giudice Civile nella sentenza di separazione giudiziale che con condotte ed atteggiamenti aveva ripetutamente impedito il diritto di visita del padre e minato il desiderio del figlio di coltivare ed avere un sano e sereno rapporto col padre.
Le separazioni sono sempre traumatiche, lo sono di più per chi non le sceglie ma le subisce.
Rischi sulla salute del minore
Le separazioni complicate sono sempre dolorose per i figli, spesso creano dei disagi insuperabili anche se non vi è una vera e propria alienazione. Non c’è peggior cosa per un bambino o per un ragazzo che vedere litigare le persone che ama di più.
La separazione dei genitori, soprattutto quando è conflittuale e vede il coinvolgimento attivo dei minori nei contrasti, può predisporli allo sviluppo di problematiche evolutive come scarsa autostima, disturbo d’ansia da separazione, disorientamento affettivo-emotivo, il disturbo da attaccamento, fobie e paranoie).
Quando vi è un’alienazione tali disturbi sono moltiplicati e creano molte volte delle vere e proprie patologie.
In età adulta il disagio può condurre a disturbi psicopatologici di varia natura come, ad esempio, forti stati depressivi o patologie narcisistiche o abuso di droga, alcol od altre forme di dipendenza grave.
Un bambino “programmato” da un’alienazione (Clawar, Rivlin 1991), inserito in un contesto familiare ostile e carente di risorse adeguate per favorire il suo benessere psico-fisico, può sperimentare una compromissione, talvolta anche permanente, dello sviluppo delle sue potenzialità e delle sue capacità di crescita ed adattamento.
Quando ci si trova difronte a un genitore alienante la cosa più importante è cercare di salvare i figli, i quali devono essere separati, ove possibile, dalla psicopatologia del genitore alienante e restituito alla cura del genitore psicologicamente sano o a quella di un suo familiare (ad esempio i nonni).
In una causa di separazione, occorre che il giudice riconosca l’esistenza di una alienazione genitoriale, il grado patologico del genitore alienante e l’impatto distruttivo che esercita sullo sviluppo emotivo e psicologico del bambino.
Il riconoscimento dell’alienazione deve avvenire attraverso un professionista della salute mentale, in grado di diagnosticare il livello di degrado psicopatologico del genitore alienante.
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