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17/10/2017Le “code di volpe” sono un segno molto particolare.
Si presentano alla fine del rigo quando il tratto cade e cede verso il basso discendendo, come mostrato nell’immagine qui sotto dove a fine rigo il tratto, ben mantenuto precedentemente, cade verso il basso.
Significato delle code di volpe
Le code di volpe sono un segno che rimanda ad uno stato depressivo, una fragilità umorale, affaticamento mentale, pensieri negativi, scompensi umorali che sono tipici delle persone depresse o facilmente deprimibili e che a volte hanno dei pensieri suicidari.
Come tutti i segni grafologici non vanno letti singolarmente, ma ma comparati con gli altri segni che segni che sono dominanti nella scrittura: la tendenza depressiva deve essere contestualizzata con altre particolarità del carattere che manifestano una debolezza caratteriale ed una tendenza alla facile depressione o sbalzi di umore invalidanti.
Quando indica uno stato depressivo piuttosto grave rimanda ad un pensiero negativo, di totale disinteresse alla vita, disinteresse ad altre attrattive, passioni e attività, molto spesso rimanda anche al pensiero suicidario o di arresa agli interessi della vita.
Se è presente con altri segni grafologici, che non rimandano ad una condizione di depressione ma di mancata gestione e controllo dei propri impulsi, con aspetti di aggressività, come si può trovare nelle scritture rigide sia nella tenuta del rigo che nella forma angolosa delle lettere, la coda di volpe implica la tendenza all’invadenza e dominanza sugli altri, a non saper moderare il proprio temperamento (in questo caso sanguigno) e contenere le proprie reazioni emotive.
Le scritture di seguito riportate ne espongono diversi esempi.
Altri segni
Ma vi sono anche altri segni grafologici oltre alle code di volpe sintomatici degli stati depressivi.
In “Phsychopathologie et ‘Ecriture'” Forence Witkoswski (2005) riassume alcune caratteristiche grafologiche presenti nelle grafie di persone suicidatesi:
- spazio ampliamente decentrato,
- assenza o massiccia presenza di angoli,
- tratto grafico decentrato,
- collegamenti tra le lettere globalmente difficoltosi,
- forme incomplete, lettere malformate, illeggibili,
- pressione grafica senza differenziazione nel gioco dei pieni e dei filetti, spesso molto leggera,
- eclatanti disomogeneità: nel calibro, nella forma, nella direzione del tracciato, ecc…,
- tratti fortemente ripassati, correzioni, ritocchi,
- zona media malformata, spesso ridotta a tratti orizzontali, oscillazioni a destra e a sinistra,
- frequente il calibro fortemente rimpicciolito.
Molti grafologi sono concordi nel ritenere che la scrittura stentata, disarmonica, disomogenea, e soprattutto con andamento discendente sia un chiaro sintomo di un forte disagio emotivo, invalidante del suo vivere quotidiano, una insofferenza di tipo non temporanea o passeggera, ma un pensiero negativo e pessimistico persistente.
L’esistenza di determinati segni, quali ad esempio la pendente, la discendenza di grado elevato, la presenza di contratture, di cancellature, possono esprimere disagio ed angoscia.
Allo stesso modo anche la scrittura estremamente rigida ed impostata più esprimere delle difficoltà personale, caratteriale ed emotivo.
La coesistenza di determinati segni e la loro intensità esprime le difficoltà personali.
I segni e gli elementi che parlano di disagio interiore possono esprimere una condizione di patimento, di depressione del soggetto che spesso è la condizione del suicidio, ma non è necessariamente il presupposto del gesto.
I grafologi sono concordi nel ritenere che la sussistenza di determinati segni, oltre alla coda di volpe, quali una grafia stentata, lenta, addossata, minuta, discendente, possono corrispondere ad uno stato depressivo grave, preludio al gesto del suicidio, in quanto la malattia si esprime proprio attraverso l’incapacità a vivere e vedere un futuro senza angoscia e pena.
L’essere depressi o avere dei momenti di sconforto non presuppone l’esistenza di un pensiero suicidario, ma rilevano comunque una condizione di insofferenza e di disagio interiore che possono avvelenare l’esistenza anche se in forma temporanea.
I segni che per Vigliotti rilevano l’esistenza del pensiero suicidario sarebbero:
- oscura, ingorghi nel tratto che può essere anche sporco, piccola, titubante (visione della realtà non chiara)
- intozzata II modo, aste assottigliate, sovrapposta, discendente (ipersensibilità e crollo dell’IO)
- confusa, disturbi dell’organizzazione spaziale, stretta di lettere (senso dell’IO non stabile)
- largo tra parole, minuziosa, ricci del soggettivismo, angolosa, intozzata II modo, aste assottigliate (ipercritica e autocritica)
- rovesciata, largo tra parole, aste ritorte, ricci della fissazione, disomogeneità pressorie (lotta interiore con tormento).
La sussistenza di più segni o costellazioni di segni devono avere una certa incidenza non solo in termini quantitativi ma anche qualitativi nella grafia per poter essere il sintomo di una situazione a rischio.
Pizzi identifica il pensiero autolesionista nel segno degli occhielli intra-ferenti, cioè quelli che si formano con una chiusura all’interno spesso realizzando delle croci o delle “x”, e lo definisce come: “espressione di istanze inconsce auto-aggressive o di esigenze autopunitive ed agiscono come sabotatore interno“… “soprattutto in presenza di snervatezza, cedimenti ed assenza di tratto, qualche taglio delle “t” discendente. “
Il segno che comunque rivela maggiormente una condizione di depressione e forte disagio interiore, tanto essere il segno principe per le valutazioni di casi di esaurimento energetico, resta comunque la coda di volpe.
Esempi di scritture
Qui di seguito alcuni esempi di scritture di persone note che si sono suicidate e che presentano proprio il segno code di volpe nelle loro grafie.
L’autrice britannica Virginia Wolf è diventata un mito della letteratura e del femminismo. Ma la vita della Woolf fu segnata dall’instabilità emotiva, forti crisi depressive e da diversi tentativi di suicidio.
Il 28 marzo del 1941 la scrittrice inglese Virginia Woolf, durante l’ultima delle sue frequenti crisi depressive, si riempì le tasche di sassi e si lasciò annegare nel fiume Ouse, non lontano da casa.
Nella scrittura della Woolf le code di volpe vengono celate dall’andamento verso l’alto della scrittura, anche sono visibili dei cedimenti tipici del segno indicati dai cerchietti.
Anche la vita di Cesare Pavese è stata costellata dalla depressione e dai pensieri suicidari fino a quando decise veramente di togliersi la vita. Il 27 agosto del 1950 Pavese viene trovato morto nell’albergo Roma a Torino dopo che aveva ingerito a dismisura 20 bustine di sonniferi.
La tenuta del rigo dello scrittore è piuttosto rigida ma alla fine del rigo si notano i cedimenti tipici della coda di volpe.
Fortemente depresso e con pensieri suicidari era anche il famoso giovane scrittore David Foster Wallace. Il 12 settembre 2008, a 46 anni, Wallace scrisse un messaggio di addio di due pagine, corresse parte del manoscritto di Il re pallido e si impiccò ad una trave di casa sua, a Claremont, in California.
Gli appunti fatti dallo scrittore evidenziano bene le cadute del tratto della cosa di volpe.
Ernest Hemingway si spara un colpo di fucile in testa il 2 luglio 1961 nella sua abitazione di Ketchum nell’Idaho. Era stato dimesso pochi giorno prima dall’ultimo degli innumerevoli ricoveri per depressione e allucinazioni.
Addirittura la scrittura di Hemingway è completamente discendente anche se le cessioni del tratto della coda di volpe sono comunque visibili anche se lievi.
Da notare la particolarità della firma che, a differenza dell’intero scritto, sale verso l’alto (segno di ottimismo), a dimostrazione del fatto che l’Io pubblico dello scrittore, messo in evidenza proprio dalla firma, era completamente diverso dal suo interiore sentire che invece cedeva al pessimismo della depressione.
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4 Comments
Gent.ma Marilena
Ho trovato molto interessante questo articolo, simile a ciò che sto cercando di capire.
Inizio con una domanda. Potrebbe essere possibile che la coda di volpe sia a causa del fatto che non si vogliano dividere le parole?
Mi spiego meglio.
Da molto tempo quando scrivo ho notato che non ho nessuna intenzione di spezzare le parole mandando a capo le ultime sillabe. Piuttosto lascio spazio bianco (più o meno grande non mi importa) alla fine del rigo e vado a capo.
Mi sa aiutare nel trovare una spiegazione?
Grazie mille in anticipo e complimenti per il sito pieno di contenuti molto interessanti.
Loredana
Certo Loredana,
una sola coda di volpe può avere anche altri significati, ecco perché la scrittura va sempre studiata nell’insieme ed in tutto il suo contesto.
Se è interessata a farsi analizzare la sua scrittura mi contatti privatamente via mail, in modo da poterle fare anche un preventivo:
info@marilenacremaschini.it
saluti
Marilena
Scrivere la lettere ‘e’ d ‘a’ con il gambo allungato (non verso il basso) in ascesa, cosa puo’ significa/ Grazie.
Caro Mino
per darle una risposta dovrei vedere lo scritto e come vengono realizzate le lettere a cui si riferisce
se vuole farsi analizzare la scrittura mi contatti su questa mail: info@marilenacremaschini.it
saluti
Marilena