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05/10/2017Il riccio della sobrietà è un tratto finale che manca.
A differenza di tutti gli altri ricci che creano dei tratti aggiuntivi, dei prolungamenti eccessivi rispetto alla forma originale del grafema, il riccio della sobrietà è invece un tratto che appare frenato, una parte finale appena accennata, un tratto che non è lungo quanto dovrebbe e che a volte non completa del tutto la lettera a cui si riferisce.
Sobrietà e lentezza
Ad eccezione della lettera “o”, che in genere viene fatta anche senza l’aletta superiore ma il non realizzarla non è indice del riccio della sobrietà (si esclude la visibilità di detto segno dalle “o” proprio per tale fatto), tutte le altre vocali sono formate da una gambetta che si sviluppa nella parte bassa della lettera e verso la destra.
Questo prolungamento può essere più o meno lungo (se è ampio da origine al riccio del soggettivismo), ma comunque è sempre presente per garantire la perfetta costruzione della lettera.
Nel caso del riccio della sobrietà tale gambetta o manca del tutto o è soltanto accennato, tanto che la lettura del grafema potrebbe essere confusa (di solito la sua lettura la si deduce dal senso letterale della parola).
Di seguito abbiamo un esempio di scrittura con il segno evidenziato da un cerchietto rosso.
Come si può notare dall’immagine, non tutte le vocali sono prive della gambetta, ma molte sì, tenendo conto di quante volte la lettera viene realizzata senza il suo tipico prolungamento a destra.
Il riccio della sobrietà è tipico delle scritture lente, scritture in cui la velocità di scrittura è ridimensionata a favore della ricerca di una forma che appare bella e piena.
La scrittura che presenta il riccio della sobrietà è un tipo di scrittura in cui le forme, anche se fatte con un buon calibro (di solito nella media) sono contenute, procedono sul foglio con un certo ordine, hanno delle buone proporzioni, c’è un buon uso dello spazio, sono scritture metodiche che procedono mantenendo sempre lo stesso ritmo.
Oltre all’essenzialità delle forme, dell’ordine seguito e dell’impostazione prevalentemente rigida, la scrittura che ha questo segno è tipica delle persone con un forte autocontrollo, che non si arrabbiano mai, mai fuori posto, mai scoordinate, con una presenza semplice, sobria e senza eccessi.
Psicologia del segno
Si può definire la scrittura con presenza del riccio della sobrietà tipica delle persone che tendono a trattenere troppo dentro di sé senza dar sfogo ad impulsi ed emozioni, riuscendo a contenere anche l’ira e la rabbia.
Chi ha questo tipo di scrittura non espone mai la propria emotività, maschera ogni forma di emozione con un forte senso di autocontrollo e determinazione, quasi a ritenere l’emotività una forma di debolezza.
Chi realizza il riccio della sobrietà caratterialmente predilige l’essenzialità anche nelle scelte di vita, nello stile e nelle cose o persone di cui si circonda, perché ha bisogno, attraverso i fattori e gli elementi esterni, di mantenere constante il controllo su di sé e sugli altri.
Coloro che creano tale segno riescono sempre a determinare una scala di priorità in ciò che devono fare, non si lasciano fuorviare da richieste estemporanee, né tantomeno prendono in considerazione cose marginali che li distraggano dal percorso stabilito.
Nelle loro scelte e decisioni sono estremamente rigide, perché proprio nelle rigidità trovano la forza di mantenere quel controllo così essenziale alla loro esistenza.
Si fanno sempre condurre dalla logica, dalla razionalità, dalle regole sociali e culturali o religiose, che seguono pedissequamente senza deviazioni e senza mai contestarle od opporvisi ad esse.
Sono in genere persone molto riflessive e molto ponderate, nel parlare, nel giudicare, nel muoversi nel loro ambiente, qualunque esso sia, anche in quello familiare. I loro giudizi sono sempre frutto di valutazioni accurate e di un lungo lavoro di ragionamento, in questo sono aiutati da una notevole memoria.
La comunicazione di tali soggetti è altrettanto sobria, diretta ma gentile e garbata, mai una parola fuori posto e mai eccessi nel linguaggio, che è sempre ricercato, curato e misurato.
Se ha un dispiacere o un problema lo tiene per sé, con il rischio di somatizzarlo fino al punto di star male, perché la sua abitudine nel reprimere è più forte della necessità di esporre e di manifestare all’esterno ciò che sente dentro, siano essi pensieri, emozioni, frustrazioni o semplicemente delle idee o dei progetti da portare avanti.
Se vuole realizzare qualcosa, tutto deve essere perfettamente predisposto e preparato prima di poter essere narrato agli altri, non sopporterebbe l’idea di doversi ricredere, di sbagliare o di dover ritornare sulle proprie scelte, darebbe la sensazione esterna di sé di persona priva di quel senso di sicurezza a cui tanto tiene, in tal senso tende al perfezionismo eccessivo.
Dimostra il suo amore più con i comportamenti e nei fatti che con le parole, tanto che può apparire freddo e distaccato all’esterno, poco affettivo; è parco anche nel mangiare, nel divertirsi e nel rapporto con il denaro.
Odia gli sprechi e non butta via i soldi, senza per questo essere avaro, il suo senso di responsabilità è molto apprezzato in ambito lavorativo, anche perché è di esempio agli altri.
Mentre tutti gli altri ricci accentuano le tendenze che sono implicite nelle scritture di cui fanno parte, il riccio della sobrietà diversamente “toglie” e “sminuisce”.
Chi ha questo riccio ha il senso della misura e della moderazione in tutto; questo non deve essere visto come un segno di debolezza, anzi, per il grande sforzo nell’autocontrollo si potrebbe dire che è un segno di forza, costanza e determinazione non da poco, rivolte però contro la persona stessa e diretta a reprimerla, limitarla e a non permetterle quello sfogo dei sentimenti e umori che sarebbero naturali e spontanei.
Esso è tipico anche delle persone con scarsa comunicabilità e capacità a relazionarsi con gli altri, solitamente entrano in contatto intimo con le persone soltanto dopo averle conosciute e ben analizzate e quindi solo quando hanno la sicurezza e la fiducia della persona stessa.
Sono pertanto persone chiuse, riservate, introverse, poco socievoli ed amanti della vita solitaria e casereccia, che poi diventa il nido ideale dentro il quale rifugiarsi.
Caratteristiche del riccio
Il riccio della sobrietà è un tratto mancante, un gesto “con poco spunto” (cioè, non pronunciato, non eccessivo) che si nota soprattutto in fine di parola. Può anche notarsi all’interno della parola stessa, in tal caso è tipico delle scritture che hanno uno stile Script o Stampatello.
Una scrittura esempio con riccio della sobrietà è quella di Filippo Turetta (l’assassino di Giulia Cecchettin), che qui riporto e tratta dalle sue memorie depositate in carcere.
Come si può notare il tratto che realizza il cognome è eccessivamente trattenuto, mentre nel contesto della scrittura emerge combinato col riccio del soggettivismo, come a ribadire la necessità di far mergere sé stesso sempre e comunque manifestando in pieno i suoi tratti narcisistici.
La scrittura mostra anche tratti della necessità di celarsi dietro un’apparenza sobria e sicura (che lo caratterizza), dove l’esigenza del controllo, anche sugli altri, è ricercata in modo ossessivo (occhielli ripassati due volte), oltre a poca disponibilità nell’ascolto degli altri (Largo Tra Parole molto ristretto) ed il bisogno eccessivo dell’altro (scrittura Pendente).
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