Il riccio della sobrietà
04/10/2017Il riccio della flemma
09/10/2017Il riccio della spavalderia è un tratto di mera apparenza.
Lo spavaldo è colui che ostenta sicurezza, superbia, onnipotenza; sopravvaluta se stesso come metodo per convincere gli altri che sia effettivamente così in realtà è una persona con un “IO soggettivo” molto debole e fragile che necessita di un paravento dietro il quale nascondere tutta la sua fragilità ed incapacità.
La spavalderia
Come nella vita, lo spavaldo scrive nello stesso identico modo: manipolando la realtà e rendendola artificiosa, con abbellimenti, evoluzioni dei tratti fatti in modo eccessivo, esagerazioni dell’ego rappresentato dal calibro dello scritto, che è solitamente grande o molto grande, se non addirittura esagerato oltre limite.
La spinta psicologica della spavalderia non si dirige in basso, ma in alto sia con lo scritto in generale che con delle lettere in particolare, in quanto che la spavalderia è fondata su una autoconvinzione di una certa superiorità che trova fondamento in pensieri e idee, che appartengono alla zona alta della scrittura.
E’ l’io che si inalbera, che raggiunge livelli di onnipotenza, di saggezza assoluta, di impossibilità di cadere nell’errore o di essere nel torto, l’orgoglio che lo sostiene non gli permette alcun confronto con gli altri perché un confronto significherebbe misurarsi con gli altri, confrontarsi, mettersi alla prova, ciò che lo spavaldo evita in ogni modo perché consapevole della sua insicurezza.
Il gesto del tratto che si dirige verso l’alto spesso si dispiega od estende o propende a sinistra.
La parte alta è la zona del pensiero e dell’ideazione, e la forza dello spavaldo sta proprio nelle sue convinzioni non nei fatti concreti; la parte sinistra rappresenta la propria famiglia, il ristretto cerchio dei conoscenti, l’ambiente a lui circostante da cui trae ammirazione, ecco perché le evoluzioni del riccio della spavalderia ritornano a sinistra inglobando aria in quella zona.
Il tratto si piega sopra le lettere e non può smorzarsi in linea retta perché il riccio della spavalderia non tende all’isolamento ma alla socialità; egli ha assolutamente bisogno del plauso, della considerazione e della stima degli altri, senza il loro giudizio più che positivo sarebbe privo del sostegno vitale su cui si erge.
Il gesto fuggitivo nel suo incesso è piuttosto tracotante, l’occhio ha un’impronta di protervia, tende a guardare dall’alto in basso coloro che ritiene essere inferiori; tende a soverchiare gli uguali, ad agire alla chetichella coi superiori, ad attaccarsi tra i superiori e quelli più forti o favoriti dalla sorte, ed abusa e maltratta i più deboli e si compiace della loro sofferenza e del loro disagio.
Le persone spavalde si notano immediatamente ed altrettanto immediatamente si detestano con buoni motivi, perché spesso non fanno nulla di buono ma dedicano la loro esistenza alla prevaricazione degli altri, per loro disprezzo e abuso quando vi è opportunità, dimenticandosi di ringraziare e se lo fanno è perché devono chiedere dell’altro.
Quindi il loro modo di fare è sempre dominato dall’esigenza di padroneggiare sugli altri con metodi dittatoriali, cattivi e spesso crudeli, con chi ovviamente glielo concede.
Tutti i suoi gesti sono esterni e non vengono dall’intimo, l’intimo è infatti una realtà completamente diversa ed è fatta di dolore, di sofferenza, di disagio, di senso di inadeguatezza (forse il disagio più forte che hanno provato nella loro vita e che con la spavalderia cercano di compensare).
I ricci della Spavalderia vengono definiti gesti fuggitivi tra i più eccessivi, gesti che non rivelano la disposizione interiore e che quindi scaturiscono da irriflessione, irruenza a fatica trattenuta, pertanto molto spontanei e facilmente visibili nella scrittura.
Sono gesti che hanno le modalità della generosità, della promessa di interessamento senza l’intento di mantenere, se promettono o fanno complimenti non aspettatevi che siano sinceri e disinteressati.
Adorano minacciare i loro sottoposti o le persone più deboli e godono del senso di paura che instaurano sia nell’ambiente famigliare che professionale.
Alcuni esempi pratici
Come tutti i ricci grafologici sono dei gesti fuggevoli, una fuga di energia verso l’esterno, accidentale espressione del malessere interiore, essi di solito si trovano all’inizio o fine parola, ma spesso si evincono anche all’interno della parola stessa.
Come mostra l’immagine sopra, il riccio della spavalderia si evidenzia attraverso un prolungamento verso l’alto, proprio come il pensiero spavaldo, scrittura tendente ad essere Rovesciata verso sinistra per la diffidenza ed il desiderio di non avere un reale confronto con l’altro.
La lettera che più caratterizza tale riccio è la lettera “V” perchè permette al gesto finale di volare in alto, superando spesso in altezza tutte le altre lettere.
Quando il riccio della spavalderia è presente nella scrittura con una certa intensità significa che nel soggetto c’è addirittura una componente aggressiva, di nervosismo eccessivo, che spesso si trasforma in attacchi d’ira immotivati (ma motivati dalla sua sensazione di debolezza che in un qualche modo ha avvertito e che viene scaricata immediatamente su tutti gli altri).
Eccessi di aggressività che fatica a tenere a bada e che si manifestano in atteggiamenti di forte collera, disprezzo e odio rivolto al malcapitato di turno, veri e propri momenti di delirio di onnipotenza.
Nell’ambito lavorativo ordina e comanda in maniera imperiosa, rude, antipatico e dispotico da vero tiranno, spesso aggressivo ed offensivo coi più deboli o con coloro che sa che non si ribelleranno, con loro diventa sempre più cattivo ed offensivo senza limiti.
Non ha il minimo rispetto né considerazione verso i collaboratori, superiori o sottoposti, che considera dei puri idioti, né tanto meno ha la volontà di coinvolgerli e responsabilizzarli perché un atteggiamento del genere comporterebbe un confronto che smonterebbe subito il suo castello di carta e di illusioni.
Non approfondisce mai quello che fanno gli altri, sia all’interno che all’esterno del suo ambiente lavorativo, perché parte dal presupposto che l’avrebbe fatto meglio ed in meno tempo.
Nell’affettività il rapporto con il partner non è paritario ma sbilanciato a suo favore, sia nelle scelte che nelle priorità che sono sempre e solo le sue, sia nella richiesta di riconoscimenti che gratificazioni.
Non è una persona facile con cui relazionarsi, e può veramente attaccarsi ad una persona solo quando avverte un gran senso di solitudine e di abbandono, allora l’altro diventa lo strumento per allontanare tali pensieri ma di fatto è incapace di amare gli altri come ama se stesso.
Esempi di scrittura
Di seguito alcune scritture con evidente riccio della spavalderia.
Ed un’interessante scrittura di Giuseppe Garibaldi.
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